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The Green Line 2012

THE GREEN LINE. La natura delle cose
Indagini fotografiche di Antonella Bozzini
nota critica di presentazione a cura di Silvia Petronici

THE GREEN LINE. La natura delle cose
Indagini fotografiche di Antonella Bozzini
nota critica di presentazione a cura di Silvia Petronici


La sottile linea verde che avanza, per usare il titolo di uno dei lavori di Antonella Bozzini, è senz’altro la linea del suo interesse per un certo approccio alla fotografia come mezzo d’indagine. Lo sguardo che emerge dall’uso del mezzo fotografico nella ricerca di questa artista è uno sguardo sulle propaggini umane della realtà. Le cose del mondo, le persone e i loro gesti come la loro assenza o le tracce al di là della perdita e dell’abbandono, sono gli elementi del racconto. Il ritmo è quello del reportage anche se le intenzioni sono più pacate. Non c’è l’urgenza di trarre conclusioni o di far emergere i fatti. Il racconto si determina in un’estensione lenta di dati, uno accanto all’altro, fino a comporsi come un disegno mentale, un unico sguardo sulla natura di qualcosa. La natura delle cose è la loro sostanza vitale, ciò che resta oltre il tempo, in questo senso mi riferisco al lavoro di questa artista citando Lucrezio e la poesia per così dire scientifica del suo De Rerum Natura.
Nei progetti di Antonella Bozzini al gusto dell’immagine si aggiunge un approccio sperimentale alla ricerca, come se guardare il mondo con la macchina fotografica fosse cercare una continua sintesi. Ascoltare le voci che provengono dai più disparati luoghi della terra e dello spirito e cercare le parole per esprimerne i contenuti. Questo è il caso del lavoro sul patrimonio industriale e minerario. Si tratta di una ricerca compiuta in situ nella ex miniera d’oro di Rodalquilar in Andalusia dove le voci negli spazi dell’immagine sono quelle di generazioni di uomini, delle loro fatiche, delle speranze, di un mondo e di un tempo che non esistono più. A partire da questo ascolto empatico, l’artista costruisce il suo reportage. Nel lavoro citato all’inizio The green line, l’attenzione è centrata sul rapporto naturale/artificiale. E da questo rapporto emerge la riflessione sulla vitalità della natura che si riappropria dei suoi spazi e all’abbandono e all’assenza dell’uomo sostituisce la sua tenacia extra temporale. Niente è mai morto del tutto, niente è perduto, il tono di quelle immagini è vicino a una meditazione sulla vita come forza immanente al di là e oltre le cose il tempo la storia. Queste le intenzioni di questo lavoro e in gran parte anche quelle di tutta la ricerca di Antonella Bozzini. Meditazione è il titolo di un altro lavoro in cui l’approccio pittorico all’immagine composta in forma di polittico aggiunge al titolo una volontà profondamente introspettiva. L’indagine qui è sentimentale e lo sono insieme anche il colore e l’atmosfera.
Molto più leggero e ironico è il tono dei due lavori, per così dire, a camera fissa, Occhio InDiscreto e In poltrona. Qui l’osservazione è passiva, per quanto possibile. Il mondo scorre senza un apparente scopo e la sequenza di questo scorrere ne restituisce la semplicità, l’ironia involontaria, forse anche la solitudine e la stranezza.
Dal reportage al lavoro concettuale alla poesia fino all’ironia e al non sense, questi i registri della ricerca qui presentata in ogni caso condizionata da uno stesso uso del mezzo fotografico per l’indagine e la scoperta.

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